giovedì 2 dicembre 2010

Il Bello

E' andata così. Forse per qualche libro importante letto da molto piccola, forse per essere cresciuta tra i fiori del mio babbo e la cupola del Brunelleschi; forse grazie a qualche insegnante che credeva nel suo lavoro, forse come frutto insperato di un'insana ricerca di perfezione. Se dovessi dire cosa mi rende felice, oserei la maiuscola e risponderei la Bellezza. Camminare su un palco vuoto dopo l'ultima recita di uno spettacolo, gioire per l'esattezza di un'etimologia, parlare greco. E poi la Bellezza della lotta, della resistenza, del coraggio. Kalos k'agathos, insomma. E' andata così.

E Lui mi manda un messaggio. Una voce! Il mio diletto! Mette una desinenza di terza singolare al posto di una di seconda, è un errore del T9, non ci ha fatto caso (quando cazzo imparerai a scrivere?). E poi che importa, vuole vedermi, ha bisogno di me. O mia colomba, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro. (si tromba pochino anche da codeste parti, eh?). Ma no, vedersi non è saggio (io un c'ho mica voglia, che palle!). Lui insiste. Aprimi, sorella mia, mia colomba, mia sposa, perfetta mia, perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne. (ma un poster della Canalis no?) No, davvero, è meglio di no, per il bene di entrambi (che palle che palle che palle....). Dice son lì tra dieci minuti. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate (e che cazzo!). D'accordo, vieni (ecco via, sono idiota). Eccolo. Elegantissimo. Somiglia il mio diletto a un capriolo, o a un cerbiatto. (Bello! col vestito della festa! Bello, con la brillantina in testa! Bello con le scarpe di coppale... MA COME CAZZO TI SEI VESTITO????) Ci abbracciamo a lungo, senza parlare, ché parlare non serve (euh... boh.). Il mio diletto ha messo una mano nello spiraglio, e un fremito mi ha sconvolta. (no venvia dai che poi tu mi fai le macchie su i' muro...). Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo. (dai che ti ridai...). Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa (NO CAZZO GLI OCCHI NO IDIOTA). Enjoy the silence. (Tace il violino, sì tace la chitarra, lalala!). Ci salutiamo (sbam!).
Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio diletto, che cosa gli direte? (ma vaffanculo!)

Ecco. Il casino è quando, invece della Bellezza, ti ritrovi il Bello.

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